La chiesa é situata sull'Aventino e lungo un fianco si affaccia su piazza Pietro d'Illiria, aperta nel 1614 nelle fortificazioni dei Savelli.
Fu eretta intorno al 425, sotto il pontificato di Celestino I, a opera del prete Pietro di Illiria.
Durante il Medioevo ebbe numerosi restauri e abbellimenti. Il papa
Onorio III, nel 1222, la donò a San Domenico per il suo Ordine e fu in quella occasione che furono realizzati il campanile ed il chiostro.
Consistenti modifiche si ebbero nel corso dei restauri di
Domenico Fontana nel 1587 su incarico di
Sisto V.
Ulteriori interventi si ebbero nel Seicento e nel Settecento, fino a che,
Antonio Munoz in due fasi, tra il 1914 ed il 1919 e tra il 1936 ed il 1937, effettuò il restauro che riportò la chiesa, che dal 1870 era stata trasformata in lazzaretto, alla struttura originaria.
Vi sono sepolti:
A. Ferracuti, D'Auxia, Francesco D'Elci, G. Bernerio, I. G. Cianti, Luca Bertani, Raniero D'Elci, Scipione D'Elci
La basilica ha un ampio porticato di accesso, in cui sono stati raccolti reperti venuti alla luce durante varie stagioni di scavo.
Il portale mediano della chiesa, che ha un bel contorno marmoreo di età classica, è chiuso da preziosi battenti di porta in legno di cipresso, riproducenti in rilievo scene dell'Antico e del Nuovo Testamento.
L'interno, luminoso, grande e solenne è diviso in tre navate da divise da due file di dodici colonne di marmo scanalate con capitelli corinzi. Sopra le arcate, per tutta la lunghezza della navata centrale, vi è un rivestimento di marmi policromi.
Della originaria decorazione del V secolo resta solamente una grande fascia a mosaico con un'iscrizione in lettere oro su fondo azzurro che ricorda che la fondazione della chiesa avvenne sotto il Pontificato di Celestino I da parte del prete dalmata Pietro d'Illiria.
I mosaici absidali furono invece asportati e al loro posto fu riprodotto da Taddeo Zuccari con la tecnica dell’affresco lo stesso tema del Cristo seduto in mezzo agli Apostoli.
Verso il fondo della navata centrale si può ammirare la Schola Cantorum del IX secolo ricostruita nel 1936 con lastre e frammenti dei pilastri e dei plutei originari.
Nella navata destra si trova un curiosa reliquia sorretta da una colonnina, una pietra nera che la tradizione vuole sia stata lanciata da Satana contro san Domenico per distoglierlo dalla preghiera. Poco oltre si apre la cappella di San Giacinto. Fu fatta costruire dopo il 1594, anno in cui il Santo venne canonizzato. La cappella è affrescata da
Federico Zuccari, con all’altare una pala di
Lavinia Fontana raffigurante la Vergine e S. Giacinto.
Di fronte alla cappella di San Giacinto, nella navata sinistra, vi è la cappella dedicata a Santa Caterina progettata da Giovanbattista Contini con pitture realizzate da
Giovanni Odazzi. Gli affreschi rappresentano scene di vita di Santa Caterina e, nella cupola, la Gloria della Santa in Paradiso.
Sull'altare è posto il dipinto "Madonna del Rosario assisa in trono con ai lati San Domenico e Santa Caterina" capolavoro del 1643 di Giovanbattista Salvi detto il
Sassoferrato.