Situato in Trastevere, proprio di fronte alla Villa Farnesina, fu costruito nel 1736 da Ferdinando Fuga per la famiglia fiorentina dei Corsini, riadattando ed ampliando una precedente villa risalente al XV secolo appartenuta alla famiglia Riario.
Il palazzo sorse inizialmente come villa suburbana per volontà del cardinale Raffaele Riario, nipote di Sisto IV, lungo via della Lungara, all’epoca via Santa.
I lavori, iniziati alla fine del Quattrocento, proseguirono sotto Giulio II con l’ampliamento della struttura originaria.
Il 1736 segnò un punto di svolta nella vita dell’edificio: acquistato dalla famiglia Corsini dopo la nomina a pontefice di Clemente XII, al secolo Lorenzo Corsini, fu scelto per diventare la dimora romana della nobile famiglia fiorentina.
Ne l883 quando i Corsini si trasferirono nuovamente a Firenze, il Palazzo con le sue collezioni furono vendute allo Stato.
Il palazzo si presenta a due piani con la facciata principale uniforme e un poco monotona. Più movimentata è la facciata posteriore, rivolta verso i giardini, con tre corpi di fabbrica, di cui quello centrale, particolarmente sporgente, è occupato da uno scalone, uno dei più belli di Roma. Allo scalone danno luminosità tre grandi finestre, rivolte verso il giardino, dalle quali si gode un bel panorama sul Gianicolo.
I Corsini mostrarono una particolare attenzione per i giardini, che arricchirono di nuove piante, di statue e di giochi d’acqua, ma soprattutto si dimostrarono grandi collezionisti d’arte e di libri, a partire da quel cardinale Neri, nipote di papa Clemente XII, che destinò le due nuove ali costruite dal Fuga a sedi della Biblioteca e della Galleria Corsini.
Il palazzo, costituito da una serie di magnifiche sale, è sede della prestigiosa Accademia dei Lincei ed ospita una delle collezioni più prestigiose della Galleria Nazionale d'Arte Antica che raccoglie soprattutto opere che segnano il passaggio dal Barocco al Classicismo, affiancando, in un percorso artistico ideale, il San Giovanni Battista del Caravaggio e le opere dei suoi seguaci più illustri (Orazio Gentileschi, Gérard Seghers ecc.) a quelle settecentesche tendenti ormai verso il classicismo e il neoclassicismo (Maratta, Pannini, Batoni). Cospicua è la presenza anche di artisti napoletani e dei “primitivi” (Andrea di Cione, Beato Angelico), aggiunti alla collezione nell’Ottocento.